Conoscere l’isola

Geografia e trasporti:
L’isola di Pantelleria, dall’arabo “Bent-el-Riah” ovvero “Figlia del Vento”, è una delle più suggestive del Mediterraneo ed è situata nel canale di Sicilia tra l’Europa e l’Africa,  più vicina a questa (70 km) di quanto lo sia alla Sicilia (102 km). Dal mese di maggio fino ad ottobre è servita da voli charter settimanali da Milano, Roma Bologna e Venezia e da un servizio giornaliero di aerei da Trapani (importante base internazionale Ryanair) e Palermo. E’ presente anche un servizio quotidiano con la nave da Trapani e, nel periodo estivo, anche l’aliscafo. Nonostante sia ormai relativamente facile raggiungere l’isola da ogni parte d’Europa in poche ore, Pantelleria risulta essere ancora fuori dalle tratte turistiche principali, fatto che seppur implichi notevoli difficoltà per l’economia dell’isola, ne ha anche garantito la conservazione e l’autenticità, risparmiandole speculazioni edilizie e turismo di massa.

Clima e geologia
Il clima è tipicamente mediterraneo con estati calde ed inverni miti. La temperatura media annua è di 18 gradi. Scarsa la pioggia, appena 350 mm annui, per il vento costante che tiene il cielo libero dalle nuvole. Della sua origine vulcanica Pantelleria mostra segni evidenti: numerose sorgenti termali si ritrovano lungo la costa e al Lago di Venere, inoltre sono presenti piccoli geyser in varie zone, quindi il Bagno Asciutto e le Stufe, in pratica grotte naturali con emissione di aria calda, vere e proprie saune utilizzate per curare i dolori articolari.

Storia e archeologia
Crocevia di popoli e commercianti, Pantelleria ha subito le influenze e le dominazioni di una lunga serie di popoli. I Sesioti furono probabilmente i primi abitanti dell’isola, circa 5.000 anni fa, sfruttarono l’ossidiana con la quale realizzavano strumenti e armi da commerciare; la loro presenza è testimoniata ancora oggi dai Sesi, maestosi monumenti funerari, e da un villaggio fortificato scoperto a Mursia e circondato dal Muro Alto, il più grande muro preistorico finora scoperto nel Mediterraneo. Seguirono i Fenici, dal IX secolo a.C., che dettero grande impulso all’agricoltura sfruttando ogni angolo dell’isola e introducendo la coltivazione della vite ad alberello. Gli scambi commerciali con la vicina Cartagine erano molto intensi e in questo periodo Pantelleria era una città-stato indipendente che coniava moneta raffigurante la dea Tanit, fu inoltre strutturato il porto e costruita l’acropoli di San Marco. Nel 217 a.C. l’isola fu occupata dai Romani, che incrementarono la coltura del Moscato di Pantelleria, originario di Alessandria d’Egitto, al punto da chiamarlo Moscato romano. Le vestigia dell’epoca punico-romana sono visibili ancora oggi sparse per tutta l’isola, ma in particolare all’acropoli, dove stati ritrovati numerosissimi reperti e tre preziose teste marmoree di Cesare, Tito e Agrippina Minore perfettamente conservate. Alla caduta dell’Impero Romano, con i Vandali iniziò un periodo “buio” di devastazioni e saccheggi, fino al 551 d.C. quando sbarcarono i Bizantini: questi ne fecero un’importante fortezza militare ed edificarono il Castello Barbacane. Rifiorirono l’agricoltura e l’artigianato, disseminate qua e là per l’isola si possono ancora vedere delle tombe di origine bizantina, in particolare in un suggestivo boschetto vicino Piana Ghirlanda. Dall’835 al 1087 l’isola fu colonizzata dagli Arabi: le tracce del loro passaggio sono chiaramente tangibili in aspetti quali la toponomastica, le coltivazioni, la gastronomia, i giardini e l’architettura delle tradizionali abitazioni rurali chiamate “dammusi”: le cararatteristiche costruzioni con tetto a cupola e spessi muri di pietra a secco sono un patrimonio unico di Pantelleria. L’agricoltura divenne la risorsa principale e si affermò definitivamente la cultura dell’uva zibibbo e dei capperi. Seguirono ancora i Normanni, gli Svevi, gli Angioini, gli Aragonesi e i Borboni fino a quando, nel 1860, fu annessa al Regno d’Italia. Eccetto forse per i Vandali, di ognuno di questi popoli si possono ritrovare monumenti, rovine, eredità nella lingua, nell’architettura, nella cultura popolare.

Il territorio
Ciò che salta subito agli occhi è la particolarità del paesaggio agrario: il territorio è segnato sin dai tempi più antichi da un’infinità di muretti a secco (ne sono stati catalogati 12.000 km!) che avevano la funzione di contenimento del terreno e di strappare delle lingue pianeggianti dove poter coltivare la vite. I giardini arabo/panteschi e i dammusi, vere opere di ingegneria architettonica, completano il paesaggio antropico. E che dire di quello naturale? Visitando l’isola, si passa da paesaggi sulla costa che sembrano essere stati rubati alla luna, neri, aspri, inquietanti e violenti, a verdi vallate e dolcissime colline (valle di Monastero, vallata di Ghirlanda, Mueggen, Barone), disseminate da vigneti o fiori di campo dai mille colori. Lungo la costa, squarci marini in cui l’incredibile trasparenza dell’acqua e i suoi mille riflessi provocano vere e proprie sensazioni di euforia, contornati da rocce imponenti, sculture naturali, pareti intagliate come merletti preziosi. Nell’interno paesaggi dolomitici come sulla Montagna Grande, Monte Gibele e Cuddia Attalora, in cui si dimentica di essere a due passi dal Sahara, e circondati da pinete, muschi e felci, si perde la cognizione del tempo e dello spazio. Infine, nascosto in una conca di montagne, l’isola nasconde gelosamente il suo gioiello più prezioso: il Lago di Venere, improvviso, inatteso e incredibile con i suoi colori caraibici…e forse il fascino di Pantelleria sta proprio qui, in questi mille contrasti in un territorio di appena 83 kmq!

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